Dapprima avevo titolato questo primo blog introduttivo (ce ne saranno altri a seguire) “Comunicare il vino”, poi ci ho ripensato, e ho aggiunto l’aggettivo possessivo “nostro”. È stato un ripensamento quanto mai opportuno, certamente doveroso, sinceramente onesto: perché il possessivo “nostro”, nella lingua italiana, che è la più bella del mondo, ha sfumature di significato che riguardano la natura interiore di chi lo usa e le circostanze nelle quali ciò accade.

Non sono stato chiaro? Allora pensiamo ad alcuni modi di dire talmente consueti ed abituali da sembrare anonimi, mentre in realtà sottintendono e presuppongono realtà interiori importanti: “andiamo a casa nostra…”, “…insieme ai nostri amici”, “beviamoci il nostro caffè…”, “…facciamo il nostro lavoro”, “ai nostri tempi…”. Insomma, è evidente che questo possessivo ha relazioni ed applicazioni con ciò che è intimamente e solidalmente connaturato in noi o nel gruppo del quale facciamo parte; tanto che diventa esponenziale il suo valore comunicativo quando l’usiamo per fare “…i nostri migliori auguri”, per inviare “…i nostri più cordiali saluti” o per implorare, quasi pretendendo, “dacci oggi il nostro pane quotidiano…”. Per non dire del profilo che questo pronome o aggettivo possessivo assume quando è usato al singolare in espressioni riferibili ad un potere; sicché un giudice, un sindaco, un ministro, un capo di stato, non trascura mai dal precisare che “con nostro decreto….”.

Suppongo, a questo punto, sia lampante che “Comunicare il nostro vino”, sta per “Comunicare il vino dei Lamoretti”; sono espressioni equivalenti, idonee a corredare i termini “comunicare” e “vino” di tutte le relazioni ed applicazioni di cui alla premessa. Ecco dunque perché aggiungere “nostro” nel titolo è stato “opportuno”: non si vuole infatti comunicare le genericità del vino, ma il vino dei Lamoretti, che è cosa ben remota da un concetto generico; ecco perché “doveroso” sta per dovuto, nel senso di riconoscere al “nostro vino (Lamoretti)” un suo carattere distintivo specifico che è più che normale comunicare. “Sinceramente onesto”? Ovviamente! Come potrebbe non esserlo il descrivere oggettivamente gli attributi di un vino ed i meriti di chi lo produce!?

Tengo a precisare che il rosario di sottigliezze fin qui snocciolate non è ancora completo. Non è infatti casuale ch’io abbia scritto che “Comunicare il nostro vino” equivale a “Comunicare il vino dei Lamoretti”, e non “Comunicare il vino Lamoretti”. C’è differenza? C’è, e come! “Lamoretti” è un cognome, un marchio, un simbolo, una etichetta; “dei Lamoretti” è un insieme, una famiglia, una storia, l’elenco sottinteso ed implicito dei suoi protagonisti.

Così adesso è chiaro che comunichiamo il nostro vino insieme alla nostra vigna, alla nostra cantina, allo zio Giuseppe, a Isidoro, a Roberta, a Mauro, a Giovanni, a Sara, a chi con loro ha collaborato o collabora; insieme alle loro consuetudini, alle loro attitudini, capacità, talenti, difetti, ostinazioni, scrupoli, saggezze.

Non resta, a questo punto, che chiarire per benino il significato di “comunicare”, e per non rischiare interpretazioni di parte, vediamo qualche vocabolario illustre della lingua italiana: “partecipare o trasmettere direttamente o integralmente” (Devoto-Oli); “rendere comune, trasmettere” (Nicola Zingarelli); “far partecipe altri; riferire, trasmettere, esporre, pubblicare” (Grande Dizionario Curcio); “far comune qualche cosa con altri” (Niccolò Tommaseo).

Insomma, ora dovrebbe essere chiaro ciò che contengono e conterranno le pagine del nostro sito. Chi ha letto fin qui (peggio per chi ha rinunciato ad arrivarci…) ora sa esattamente che cosa trovarci e verificare se e quanto gli interessa. Per chi non ha letto, pazienza. Tanto scoprirà da solo, prima o poi, che “comunichiamo il nostro vino”, con tutto ciò che comporta. E chi non ne fosse convinto, può, se vuole, rileggere il tutto da capo.

Marlétt